Capitolo finale: Orgoglio 98

In tanti anni che alleno, questa è solo la seconda volta che sento l’esigenza di mettermi davanti al pc per descrivere quelle che sono le mie emozioni dopo un’esperienza del genere.
Mi era già capitato dopo la finale scudetto, persa tre anni fa a Bari contro l’Anderlini Modena con il 95 (tra l’altro raga io vi ricordo sempre con immenso piacere e vincere questo scudetto sarebbe stato il modo migliore per ringraziare anche voi); e non è un caso che senta in questa occasione di nuovo la necessità fortissima di scrivere due parole, perchè nella vita esistono due tipi di sconfitte: sconfitte che assomigliano ad un fallimento e diventano per tutti il momento di sputarsi addosso recriminazioni e colpe, ed altre che ti inorgogliscono, perchè sanno di vittoria e che ti ricordano quanto invece sei riuscito a creare.
Ho aspettato qualche giorno semplicemente perchè forse non avevo ancora razionalizzato nel giusto modo ciò che abbiamo costruito e soprattutto per mandar via quel senso di colpa che puntualmente dopo le sconfitte (poche per fortuna) mi attanaglia; e ora, con ancora il nodo alla gola, voglio raccontarvi di una Squadra composta da tre allenatori, un video man, due team manager e 13 ragazzine straordinarie che hanno provato a scrivere un pezzettino della pallavolo italiana…e per un niente ci sono riusciti.
A volte la vita è strana e ti riserva inaspettate emozioni riempiendoti il cuore, anche se all’apparenza hai fallito ed arrivi da una bruciante sconfitta.
 
Ogni tipo di commento tecnico fatto ed espresso da chiunque dopo aver visto giocare alle nostre la finale Scudetto, risulta ora superficiale e non fa giustizia a quello che il nostro gruppo ha effettivamente espresso in questa fantastica avventura; e soprattutto non terrebbe conto di una sfiga incredibile abbattutasi quest’anno sulle mie ragazze, bersagliate ad oltranza e senza pietà da infortuni di ogni genere, manco avessero commesso il più grande peccato del mondo.
Possiamo infatti raccontarci che potevamo contenere meglio i danni, ma questo avrebbe dovuto significare rinunciare fin dal principio a provare a vincere, nell’unico intento di portare via più punti possibili ad una squadra molto più forte di noi.
O comunque provarci, cercando di mandare in crisi, rischiando ovviamente qualcosa , una squadra più forte e soprattutto più allenata che appariva invulnerabile e che aveva speso fino a quel momento meno di noi in energie fisiche e mentali.
Abbiamo scelto tutti insieme la seconda strada per non rinunciare a vivere il nostro sogno fino in fondo.
 
Abbiamo sbagliato? Non credo proprio, rifarei la scelta tutta la vita, un po’ per carattere (non partirei battuto neanche se dovessi fare a pugni con Mike Tyson) un po’ perchè non volevo che alle nostre fantastiche ragazze venisse negata a priori la speranza di una vittoria in una finale scudetto, che non avrebbero mai più potuto giocare (almeno quella in UNDER 14).
 
 
Cosa ci rimane? Io penso tanto…a partire dal fatto che questa squadra ha imparato a soffrire, a 
rimboccarsi le maniche per venire fuori dalle difficoltà, a darsi un obbiettivo e a cercare di raggiungerlo con forza e determinazione, ha imparato ad aiutarsi mettendo ognuna un pezzettino del proprio talento, a “vincere anche quando si perde”. E si perchè domenica 27 maggio 2012 finirà sul mio calendario come la più bella vittoria a cui un allenatore può ambire: la nascita di un gruppo di ragazze ormai cresciute e pronte ad affrontare ogni tipo di avversità sia nella pallavolo ma soprattutto nella vita.
Quest’anno abbiamo imparato ad esaltarci e a gioire, ad incazzarci e a chiarirci, a concentrarci e ad aiutarci ed ora dobbiamo imparare a perdere e a rialzarci con orgoglio.
Eh si perché quello che abbiamo fatto sarà per sempre il “NOSTRO MIRACOLO”, che solo una squadra come la nostra poteva compiere.
Avremmo potuto perdere già in semifinale regionale contro una squadra fortissima come il Biella e nessuno avrebbe potuto imputarci nessuna colpa, ma noi siamo andati oltre e con una cavalcata incredibile siamo quasi riusciti a coronare i nostri sogni, sfiorando un successo che varrebbe la carriera di chiunque di noi.
 
Ricordatevi quindi di non dar credito a chi vi dice che non siete state brave, perché le finali prima di perderle innanzitutto uno deve giocarle…e il nostro più grande merito risiede proprio in questa considerazione…noi ce la siamo creata l’occasione!
Sono e sempre sarò orgoglioso delle mie ragazze del 98!
 
Di ognuno dei miei fantastici compagni di viaggio mi rimangono in testa mille espressioni, mille arrabbiature e mille sorrisi e di loro potrei raccontare mille aneddotti.
Ma preferisco riportare delle immagini sparse che forse rendono meglio l’idea di chi siamo e del perché mi ritenga fortunato ad aver lavorato con 17 persone così (tranquilli con me fa 18):
 
– mi ricorderò per sempre del boato del tifo quando la nostra grande Cate ha messo a terra l’ultima palla contro il Molise,
– mi ricorderò per sempre quando un minuto prima che iniziasse la finale ho chiesto a Gaia quanto fossero grandi le sue palle…e lei mi ha risposto con coraggio da vendere e senza batter ciglio: “grandi” e io di rimando le ho detto: “allora vai e metti subito a terra un secondo tocco”,
– mi ricorderò per sempre del sorriso di Romina quando prima del quarto di finale con Roma le ho detto all’orecchio che serviva un po’ del suo spirito argentino,
– mi ricorderò per sempre le lacrime di Ale dopo un quarto di finale non giocato, ma anche del suo coraggio nella partita successiva con la Carrarese,
– mi ricorderò per sempre del “Adesso tocca a noi” di Gio Iva (per fortuna nella frase non c’era alcuna r) uscendo dallo spogliatoio prima della semifinale con la Carrarese,
– mi ricorderò per sempre delle corse di Sofia ad andare ad abbracciare le compagne ogni volta si è conclusa una partita,
– mi ricorderò per sempre la mia pallina anti stress Ele, che prima della partita con il Vasto, sapendo di non giocare perché infortunata, mi è venuta a cercare in camera per chiedermi di farla entrare lo stesso e la delusione sul suo volto al mio diniego: “Elena non rompere le balle, il percorso è ancora lungo, cerca di farti trovare pronta per la prossima”,
– mi ricorderò per sempre il cuore e la grinta di Bruce ogni volta che ha stampato un muro in faccia alle sue avversarie e mi viene da pensare che solo una ragazza così coraggiosa potesse superare così tante disavventure fisiche.
– mi ricorderò per sempre il mio capitano Tizzi accettare di riciclarsi in un ruolo non suo, per il bene della squadra e tirare su tanti palloni a partire dalla complicatissima giornata d’esordio con il Trento ed il San Remo,
– mi ricorderò per sempre il sorriso di “Ardu” andando a ritirare un premio individuale strameritato,
– mi ricorderò per sempre lo spirito di Vero capace in poco tempo di inserirsi a meraviglia in un gruppo di persone che ha imparato a volerle un bene dell’anima,
– mi ricorderò per sempre l’incoscienza di Ema e i suoi due pallonetti decisivi giocati con Roma in un secondo complicatissimo set,
– mi ricorderò per sempre i brividi provati quando Gio Zanna mi ha detto prima di giocare contro la Liguria: “io e te abbiamo una rivincita da prenderci per vendicare il 97” ed i suoi occhi felici e finalmente sereni dopo mille infortuni alla vigilia della Finale.
 
Mi ricorderò per sempre le lacrime versate da tutti noi negli spogliatoi prima di salutarci, ma soprattutto di quella medaglia d’argento con riflessi d’oro che abbiamo indossato con orgoglio sul podio.
 
Mi ricorderò per sempre di tre persone a cui ho imparato a voler bene come a dei fratelli:
Beppe il più grande socio a delinquere che una persona possa desiderare e i due migliori dirigenti del mondo Marzio e Carlo. Le loro lacrime, ambizioni, gioie e sofferenze sono state le mie e a loro voglio dire solo una cosa: “Raga l’abbiamo combinata grossa: SIAMO LA SECONDA SQUADRA D’ITALIA!”.
 
Un grazie poi speciale va a mio fratellino Chry a cui ricordo che dobbiamo toglierci ancora una grande soddisfazione e a Fra che è diventato uno di noi.
 
Grazie anche alle telefonate notturne e scaramantiche di Gianni (“se avessimo vinto avrei dedicato il titolo a te ed alle fantastiche ragazze del 97 –sempre nel mio cuore- perché so bene quanto tu e loro ci tenessero a vincere l’anno scorso il titolo), grazie alla telefonata con Giorgio che mi ha ridato serenità prima della partita con Roma, grazie a Pasquale ai suoi intrugli magici e alle sue fasciature, grazie ai genitori che hanno creduto fino alla fine nel Progetto, grazie al tifo di Paolo, del Presidente, di Fede e di Simo, grazie a mia moglie che non smette mai di credere in me e mi sorregge anche quando prima di una partita non le rivolgo verbo, grazie a tutti.
 
Finisco con un augurio: spero che mia figlia che nascerà ad ottobre e ha rischiato di chiamarsi Imperia, cresca anche solo con un decimo della forza di volontà delle mie 13 bimbe del 98.
 
E come dice Marzio: “Su le mani tifiamo Chieri”.
 
Il Coach